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Che emozione il campionato del mondo! Ogni volta che indosso la maglia azzurra è sempre qualcosa di entusiasmante, ancora di più se la si indossa in occasione dei campionati del mondo. Reduce dalla doppietta mondiale dell’anno scorso a Bergen categoria Juniores, quest’anno l’obiettivo era quello di fare esperienza e stare al fianco della capitana, ovvero Elisa Longo Borghini, ed al fianco di Tatiana Guderzo, in modo tale da “imparare l’arte del mestiere” . Ammetto di essere stata un pochino agitata al pensiero di come potesse svilupparsi la corsa… finirò mai la gara? Riuscirò a tenere il passo? Faranno gara dura dal km 0 o aspetteranno la salita più lunga?

Domande più che lecite dato che il mondiale di quest’anno è stato presentato come uno dei più duri in assoluto!

Il mio pensiero più grande era rivolto alla salita di 3 km con pendenza media del 12% e punte oltre il 14 %, posta a 50 km dalla partenza. Quando nell’affrontarla vedevo che riuscivo a tenere il gruppo di testa senza fare troppa fatica, ho pensato che quel giorno avrei fatto una gran gara. La salita successiva (di 8 km) del circuito olimpico  era alla mia portata dal momento che le pendenze erano pedalabili.

Appena entrate nel percorso, quindi sul rettilineo d’arrivo, siamo state accolte da un sacco di gente ed è stato bellissimo vedere così tante persone lì presenti a fare il tifo. Il primo passaggio sulla salita è stato affrontato con un’andatura sostenuta, con l’Australia che dettava il ritmo. Sono rimasta agganciata al primo gruppo ridottosi in circa 25 unità. Percorsa la prima discesa,  poi è stato una scatto contro scatto. La prima a dare il via è stata l’americana Rivera e per ridurre il suo vantaggio, ho provato ad emergere dal gruppo (seguita subito dall’olandese Brand), ma non mi è stato concesso molto spazio dalle avversarie. Dopo la breve ma ripida salita, quello tra le case vicino al centro di Innsbruck, la svedese Fahlin e la polacca Jasinska hanno provato l’allungo ed io mi sono subito accodata insieme all’australiana  Spratt ed all’olandese Van Dijk. Abbiamo preso in poco tempo un buon vantaggio sul gruppo, raggiungendo anche la Rivera. A metà salita del secondo passaggio, poiché la Van Dijk aveva perso le ruote del nostro gruppetto, è arrivata dal gruppo la sua compagna di nazionale Van Der Breggen come un fulmine e appena ci aveva raggiunte è subito riscattata mantenendo un’andatura molto sostenuta. Purtroppo solo la Spratt riusciva a seguire la Van der Breggen, mentre io e le altre componenti il ci siamo staccate una dall’altra. Il ritmo imposto era troppo alto per me, avevo sulle gambe 135 km ed iniziavo ad accusare i primi sintomi di stanchezza, così ho optato per continuare con il mio passo. Poco prima del terzo passaggio sotto l’arrivo, venivo ripresa dal gruppo concludendo poi la gara in  58esima posizione.

Dire che sono contenta è poco, come ho fatto la gara è stato molto più di quanto mi aspettassi (e forse anche di quanto si aspettassero gli altri). Ho capito che con il duro lavoro ed il giusto tempo, in futuro potrei togliermi  grandi soddisfazioni proprio come ho fatto quest’anno. Un 21esimo posto su 52 partecipanti nella prova a cronometro ed un 58esimo posto su 149 partenti potrebbero sembrare due risultati trascurabili, ma  entrambi per me valgono tanto.  Li considero come un trampolino di lancio per il futuro 🙂